L’adozione del PNRR Salute, con la decisa accelerata sulla territorializzazione dei servizi renderà ancora più capillare l’impiego dell’infermiere di famiglia e di comunità, una figura professionale introdotta già da diversi anni nel contesto dell’attuazione della medicina di prossimità.
Garantire le cure necessarie direttamente al domicilio della persona che ne ha bisogno rappresenta uno dei capisaldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Che cosa fa l’infermiere di famiglia?
L’infermiere di famiglia e di comunità prende in carico la persona assistita e la famiglia, agendo su diversi livelli di complessità assistenziale. L’obiettivo è quello di supportare la paziente o il paziente e il nucleo familiare di cui fa parte affinché possano affrontare al meglio una situazione di malattia e/o disabilità. In sintesi, funge da punto di riferimento per l’assistita/o e i suoi cari durante l’intero percorso assistenziale. Le casistiche del suo impiego sono molto varie poiché si va dalle malattie croniche alle persone non autosufficienti fino ai pazienti oncologici, senza distinzioni anagrafiche o di genere.
Il percorso formativo
Il corso di specializzazione per infermiere/i di famiglia e di comunità ha una durata di tre anni ed è strutturato in vari moduli che comprendono didattica frontale nonché sessioni interattive. Si basa sul curriculum proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, vale a dire il Family Health and Family Systems Nursing. Per ogni edizione è previsto un numero massimo di 15 partecipanti.